La storia di Quota

Quota si trova a 678 metri sul livello del mare, saldamente poggiata su uno Sperone di roccia in posizione dominante sulla valle del Teggina e a controllo di un percorso di crinale che, salendo verso i valichi del Pratomagno, collega il Casentino col Valdarno. La valle del Teggina ha la forma di una grande conchiglia ed è circondata da ogni lato da alte montagne: ad Est e a Nord c'è la barriera montagnosa degli Appennini che all’Ovest ha per contrafforte il lungo giogo del Pratomagno, mentre le due dorsali convergono ancora a Sud lasciando una stretta apertura verso il mondo esterno. La sensazione di vallata stretta tra montagne è rimasta nei viaggiatori provenienti dai valichi montani, e questa particolare configurazione ha fatto ritenere che anche il nome Casentino (Clusentinum) possa derivare dal latino claudere, chiudere. Tale chiusura è però apparente, dato che sin dall’antichità, i valichi delle montagne del Casentino, venivano percorsi da viaggiatori che si spostavano dalla pianura padana alla Toscana, con relativo passaggio di persone e di merci, così come eserciti invasori. Che il Casentino sia stato di grande importanza nei collegamenti, lo dimostrano i numerosi centri abitati, i Castelli, le Torri e le Fortificazioni, le Pievi e le Abbazie.

In tutti i documenti medievali Quota è indicata come Coita, così come risulti da vocabolo rimasto ancora nel parlato, con chiara origine da Gotia, divenuta successivamente, per semplicità di pronuncia, Goita ed infine Coita, cioè luogo di un insediamento gotico, facente parte della struttura difensiva del Pratomagno dal VI secolo, periodo in cui i Goti erano al servizio dei Bizantini; le fortificazioni gotico bizantine vennero successivamente occupate dai Longobardi sin dall’inizio del VII secolo. La posizione dell'insediamento è presumibilmente quella dove attualmente si trova la parte centrale del paese di Quota e la morfologia del terreno aiuta a ricostruire l'ambiente al momento del primo centro abitato: un grande sperone roccioso che si stacca dal fianco della montagna puntando verso sud-est con uno strapiombo di una trentina di metri, circondato da un torrente da nord a sud, mentre nel versante Ovest la roccia degrada con forti pendenze, e a nord il terreno lascia invece un facile accesso.

L’insediamento originario dei Goti, primo nucleo antropizzato di tipica fortificazione militare di dominio e avvistamento sulla vallata sottostante, è quello intorno al quale si è sviluppato pian piano tutto il paese, sullo sperone di roccia prima citato. I toponimi dei borghi sono tutti riconducibili a quell’epoca: Borgo Maestro, Borgo della Torre, La Torre, Borgo del Lastro, il Lastro, Borgo della Chiesa, Borgo Crudele, Il Ponte, La Piazza, Borgo dello Sdrucciolo, Chiasso del Gobbo, La Piazzola, Borgo della Piazzola, Via della Fontaccia, Borgo della Loggia, Borgo della Campana, via del Fosso della Campana. Le abitazioni private hanno nel tempo preso il posto delle strutture militari, ma hanno conservato sostanzialmente la vecchia struttura, in modo da rendere visibili i borghi, le mura esterne e dove fosse la Porta di accesso alla vecchia Torre.

Nel tempo poi, il progressivo decadere dell'autorità dello Stato tra il quinto e il IX secolo fece acquistare importanza ai grandi proprietari terrieri che, avendo in mano l'unica fonte di ricchezza del tempo, cioè la terra, divennero a poco a poco effettivi sovrani nelle loro proprietà. Si formarono così le grandi famiglie feudatarie tra l'ottavo il nono secolo, quando Quota divenne parte del territorio di dominio della famiglia dei Conti Guidi che, da piccola aristocrazia Longobarda, diventò nobiltà Imperiale a diretto servizio dei Marchesi di Toscana. Tra il XIII ed i XIV secolo, la valle del Teggina fu zona di frontiera tra due potenze, i conti Guidi di Poppi ed Arezzo; in tale periodo si contano ben dodici castelli, e tra questi, quello di Quota, già fondato dai Goti nel VI secolo e dominato successivamente dai Guidi.

Il nome Coita compare anche nel diploma di conferma del possesso di vari castelli che l’imperatore Arrigo VI rilasciò il 25 maggio del 1191 al Conte Guido Guerra. Il 20 novembre 1220 la divisione ereditaria tra i figli di Guido Guerra III sancì il passaggio di Coita al Conte Aghinolfo.